PER UNA SPERANZA DI PACE .
PER una SPERANZA di PACE POSSIBILE: contributo di Andrea Figaia, Segr. Confederale CISL Toscana Nord. È importante e necessario ribadire innanzitutto con fermezza la nostra totale repulsione della guerra.
Il Concilio Vaticano II condanna “ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, delitto contro Dio e contro la stessa umanità”.
La nostra Costituzione ripudia la guerra come “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
È importante e necessario ricordare il bisogno di Pace e manifestare perché si realizzino quanto prima le condizioni che portino innanzitutto alla cessazione delle ostilità.
E’ importante ribadire che, perché questo accada, occorre innanzitutto incontrarsi, comunicare, parlare, dialogare.
Il 1° Agosto 1917 Papa Benedetto XV rivolgeva un accorato appello ai Paesi coinvolti nella Prima Guerra Mondiale: nel suo intervento proponeva alle Nazioni combattenti un percorso costituito da alcuni punti che ancora oggi a 106 anni di distanza rappresenta un cammino che se intrapreso potrebbe finalmente portare alla Pace ponendo fine alla “inutile strage”.
Occorre sempre ricordare che la natura del conflitto a seguito di invasione preventiva di una delle parti origina il diritto del popolo invaso alla giusta difesa dei suoi confini, della sua terra, della sua gente.
Benedetto XV suggeriva innanzitutto di far subentrare “alla forza materiale delle armi la forza morale del diritto” invocando l’utilizzo degli strumenti previsti dal Diritto Internazionale che permetterebbero di considerare tutti quegli aspetti senza i quali la vera Pace non è possibile: la restituzione dei territori occupati, dei prigionieri, la quantificazione dei risarcimenti per i danni subiti, ecc.
Per farsì che questo accada occorre certamente ed innanzitutto la volontà reale, effettiva dei soggetti belligeranti, che dovrebbero dimostrarla stabilendo in primis una data certa per un accordo di cessate il fuoco, ma occorre altresì che gli sforzi di tutti gli *Organismi Internazionali* si facciano più intesi e pressanti.
Parlando di Pace non si possono dimenticare tutti gli altri conflitti che da tempo continuano nel mondo e di cui si parla poco o solo quando si palesano eventi di portata particolarmente sanguinosa e che non trovano ancora soluzione: Siria, Yemen, Etiopia, Birmania, Sudan, Palestina; anche i questi casi l’azione dei Soggetti Internazionali si dovrebbe fare più concreta: troppo spesso leggiamo dichiarazioni e prese di posizione che faticano a fare valere le loro ragioni e a tradursi in tangibili passi di Pace.
Infine manifestare per la Pace vuol dire anche assumersi l’impegno di ricercarla e realizzarla nel nostro quotidiano: in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro, nei rapporti tra vicini, tra apparenti alla stessa comunità.
La Pace matura nella nostra ordinarietà, nel nostro vivere giorno per giorno a contatto ed in contatto con chi ci sta accanto.